il villaggio Himba...Maria ci spiega poi la funzione del Fuoco Sacro (tipico della tradizione animista) ed infine entriamo in una delle capanne, dove Maria spiega come avviene la vita “domestica”...
Visita a Otjikandero Himba Village
“Arrivati all’ingresso del villaggio incontriamo Maria, giovane ragazza Herero, che ci accompagnerà nella visita del villaggio Himba e che ci permetterà di comunicare con loro, essendo anche gli Himba di lingua Herero.
Prima di entrare racconta la storia di questo villaggio, nato da un progetto di Mukajo, una donna Himba, e di Jako, un ragazzo Namibiano, per accogliere i numerosi bambini Himba orfani o comunque abbandonati dai genitori. Il villaggio ospita, oltre a circa 35 bambini orfani (Otjikandero significa infatti “il posto del molto latte”), altre donne Himba che si occupano di accudire i propri figli e gli orfani.
Queste donne sono delle volontarie che provengono dal Kaokoland, la zona abituale del popolo Himba, e che rimangono in questo villaggio 4-6 mesi. Gli Himba sono un popolo seminomade, quindi per loro è comunque normale cambiare periodicamente villaggio. Maria ci tiene a sottolineare che non si tratta di un villaggio reale, non di uno “Show village” e nemmeno di uno “Zoo umano” e non c’è sfruttamento delle persone (cosa che invece purtroppo avviene in altre realtà apparentemente simili).
Visitando il villaggio Otjikandero si supporta questo progetto per l’acquisto di generi di prima necessità e per la costruzione di una piccola scuola adiacente al villaggio, in modo da permettere a tutti i bambini di ricevere un’istruzione di base (molti bambini Himba, per lo stile di vita seminomade, non frequentano nemmeno la scuola primaria). La piccola scuola è attualmente in costruzione e consisterà di un paio di aule.
Prima di entrare nel villaggio, viste le esperienze con altri viaggiatori, raccomando di vivere l’esperienza con la massima serenità, di cercare di interagire il più possibile con donne e bambini e di prenderla come un’occasione unica per conoscere cultura e tradizioni di questo fiero popolo, senza affannarsi inutilmente a cercare di “capire” perché hanno scelto di vivere ancora in questo modo, troppo distante dal nostro modo di vivere “occidentale”, men che meno di giudicarli per questo. Entriamo nel villaggio, e Maria ci spiega che la disposizione circolare delle capanne, con il recinto del bestiame al centro per maggiore protezione dai predatori nella notte, è tipica di ogni villaggio Himba. Incontriamo alcune donne che, dopo averci salutato uno ad uno, ci mostrano, fiere, le loro acconciature, abbigliamento e decorazioni varie.
Maria ci spiega poi la funzione del Fuoco Sacro (tipico della tradizione animista) ed infine entriamo in una delle capanne, dove Maria spiega come avviene la vita “domestica” e ci mostra alcuni oggetti di uso quotidiano ed alcuni vestiti, da quello di tutti i giorni a quello da sposa. Poco dopo una giovane ragazza Himba ci mostra in pratica alcune loro usanze quotidiane, come quella di spalmarsi il corpo con una crema color ocra, che dona alla pelle il tipico colore ed ha anche la funzione di proteggere dal sole e dagli insetti.
L’ultima parte della visita è “libera”, ogni visitatore può girare liberamente…c’è chi gioca con i bambini, chi interagisce con le donne, che visita il piccolo mercatino di artigianato allestito nel villaggio. La visita si conclude e dopo un caloroso saluto alcuni bimbi ci accompagnano felici fino all’uscita del villaggio. E’ stata per tutti una bella esperienza ma è ora di ripartire, il Parco Etosha ci attende!”